Aldo Eluisi era un antifascista anarchico romano di origine veneziana, eroe della prima guerra mondiale e della Resistenza ai nazifascisti. Arrestato e torturato dagli aguzzini nazisti, non rivelò nulla di quanto sapeva dell'organizzazione dei gruppi resistenti. Il 24 marzo 1944 fu assassinato alle Fosse Ardeatine, all'età di 45 anni,uno dei 335 martiri. Nello stesso 1944 gli fu assegnata la Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria.
La vita
Nato a Venezia l'11 settembre 1898 da Romolo e Pasqua Marchetti,
all'età di tre anni si trasferì con la famiglia
a Roma, in piazza Fiammetta,
a Tor di Nona, nel rione Ponte, a duecento metri da piazza Navona,
ma al momento della morte risultava residente in via S. Tommaso
d'Aquino, 32, nel quartiere Trionfale.
Il suo mestiere viene di volta in volta definita come coloritore,
verniciatore, o pittore. La definizione di Aldo come "artista"
deriva forse da un'errata interpretazione del termine "pittore",
che a Roma è usato soprattutto per definire un pittore
edile o imbianchino.
Prese parte alla prima guerra mondiale come volontario, nei reparti
di assalto e poi entrò negli Arditi, corpo scelto d'assalto,
e nel periodo della disfatta di Caporetto si impegnò in
azioni particolarmente audaci, ricevendo un encomio e una medaglia
di bronzo al valore.
Dopo il congedo, come caporal maggiore, nel 1919, fu uno dei legionari
(vedi la sua tessera), che compirono
l'Impresa di Fiume, l'occupazione della città istriana
ad opera delle milizie nazionaliste guidate da Gabriele D'Annunzio,
che si concluse nel gennaio del 1921.
Tornato a Roma, si impegnò nell'attività di organizzazione
dell'Associazione Nazionale Arditi d'Italia (ANAI), diventando
una delle figure di riferimento della sezione romana di via Germanico,
271, della quale a metà aprile 1921 fu eletto consigliere
del nuovo comitato d'azione.
Quando fu chiaro che gli Arditi d'Italia stavano prendendo posizioni
decisamente antipopolari, sostenendo il nascente fascismo, e partecipando
agli assalti alle sezioni socialiste ed alle cooperative popolari,
Aldo, insieme ad altri Arditi, ne prese le distanze e promosse
la scissione dell'ala di sinistra.
Gli Arditi
del Popolo
Il 6 luglio 1921 il Comitato romano di difesa proletaria organizzò
la "Giornata proletaria", una manifestazione contro
le violenze e le prepotenze dei fascisti, alla quale presero parte
decine di migliaia di antifascisti,
che partì dal Colosseo,
sfilò nel centro di Roma tra cariche della cavalleria e
scontri con la polizia, e si concluse all'Orto
Botanico. Alla manifestazione presero parte circa tremila
Arditi antifascisti, tra i quali Aldo, che sfilarono inquadrati
ed armati e, giunti all'Orto Botanico, ufficializzarono la fondazione
degli Arditi del Popolo,
corpo armato di autodifesa proletaria, sotto la guida dei tenenti
Argo Secondari e Ferrari e del
sergente maggiore Dino Pierdominici, che il 27 giugno erano stati
eletti al direttorio dell'Associazione. Al termine della manifestazione
ci furono nuovi scontri tra manifestanti e forze dell'ordine,
in particolare a via dei Serpenti
e via degli Annibaldi, nel rione
Monti (vedi la cronaca de La
Stampa).
La manifestazione dell'Orto Botanico fu citata da Lenin
come esempio di conquista della maggioranza della classe operaia
da parte dei comunisti, un errore di valutazione dovuto alla incompleta
informazione ricevuta dal leader sovietico. (Francescangeli)
Gli Arditi del Popolo nell'estate del 1921 contavano circa 20.000
iscritti (di cui oltre 3.300 a Roma),
e tennero il primo congresso a Roma, presso la sede del Sindacato
tranvieri, in via Orvieto, il 24 luglio. (Francescangeli)
Nell'autunno del 1921
gli Arditi del Popolo subirono durissimi colpi dalla repressione
del governo Bonomi, e insieme delle squadracce fasciste, che invece
erano tollerate, se non coadiuvate dalle forze dell'ordine; il
loro numero si ridusse ad un terzo, mentre a Roma gli effettivi
furono dimezzati. L'8 ottobre 1921 la questura di Roma intimò
a Cencio Baldazzi, in quanto membro del direttorio, di comunicare
agli Arditi del Popolo lo scioglimento dell'associazione, considerata
da allora associazione a delinquere. Non disponendo più
di sedi, gli Arditi del Popolo si riunivano in sedi di partiti
o in case private: il tesseramento del battaglione del rione Ponte
avvenne in casa del repubblicano Bartolomeo Cavallini. (Gentili, 2009) Alla fine del 1921 le loro file
si erano ridotte, prima di scomparire nel 1922, con la presa di
potere da parte del fascismo.
Il declino degli Arditi del Popolo fu anche dovuto all'ostilità
dei partiti della sinistra, come il Partito Socialista, che aveva
firmato con i fascisti un "patto di pacificazione",
ed il Partito Comunista d'Italia che, sotto la guida di Amadeo
Bordiga, preferiva affidare alle proprie squadre interne la
difesa militare delle lotte antifasciste, anche se Antonio
Gramsci, in modo più lungimirante, aveva idee di maggiore
apertura nei confronti degli Arditi del Popolo, definendoli: "il
primo tentativo di riscossa operaia contro le orde della reazione
", mentre Palmiro Togliatti,
nel 1935, sostenne che gli Arditi del Popolo avevano avuto "una
importanza politica fondamentale", definendo il mancato
sostegno ad essi come "un madornale errore".
(Gentili,
2009, pag. 147, 155, 156)
Aldo Eluisi partecipò anche alla fondazione delle squadre
antifasciste, come capo di uno dei dieci battaglioni della città,
quello del rione Ponte, insieme al suo coetaneo Vincenzo
(Cencio) Baldazzi, che sarà suo compagno di lotta anche
durante la Resistenza contro il nazifascismo.
La militanza
antifascista
All'inizio degli anni '20 Aldo Eluisi prese parte a numerosi scontri
con i fascisti a Roma e fu ripetutamente segnalato dalla questura
di Roma e arrestato una prima volta il 20 agosto 1921 e di nuovo
l'anno seguente, "per aggressione a danno di fascisti"
(Gentili,
2009, pag. 189). Come
racconta il fratello Bruno, di vent'anni più giovane, Aldo
veniva portato in questura in occasione di qualunque minima manifestazione,
come d'altronde accadeva a molti altri antifascisti, e sua madre
doveva continuamente accorrere per cercare di farlo rilasciare.
(Portelli)
Tra il 7 e l'11 novembre 1921 all'Augusteo, a Roma, si tenne il
congresso di fondazione del partito nazionale fascista e gli squadristi
misero in atto provocazioni e prepotenze, tra le quali l'assalto
ai quartieri operai ed antifascisti di San Lorenzo e Trionfale.
La reazione, anche armata, degli antifascisti romani e degli abitanti
dei quartieri, fu molto decisa. Il 9 Aldo, con un gruppo di compagni,
in piazza Zanardelli (ufficialmente
piazza di Ponte Umberto I), sul lungotevere, all'altezza di via
Zanardelli, nei pressi di casa, affrontò le guardie regie
e poi i fascisti, dei quali proteggevano la ritirata, mentre Baldazzi
ed altri approfittavano dello scompiglio per riempire di botte
i fascisti. (Portelli) Baldazzi stesso racconta l'episodio
nel suo diario:
"Mentre i fascisti sono costretti ad abbandonare Roma,
incalzati dai nostri al comando del compagno Aldo Eluisi [...]
e dell'intrepido compagno Gallinella [...], io sono schierato
con numerose forze tra il Ponte Margherita e il Lungotevere. La
cavalleria delle guardie regie sbarra piazza Zanardelli per ostacolare
il congiungimento delle formazioni degli Arditi del Popolo divise
tra loro. Improvvisamente Eluisi lancia un petardo che cade vicino
al cordone della cavalleria, provocando un fuggi fuggi generale
di cavalli e cavalieri. Operato così il collegamento potemmo
facilmente superare lo sbarramento delle forze dell'ordine consentendoci
di raggiungere i fascisti e tempestarli di botte"
(Gentili,
2009).
La stessa dinamica si
ripropose il 21 aprile 1922, al convegno dei fascisti laziali,
e Aldo Eluisi si distinse per l'efficacia nel contrastare i fascisti.
(Gentili,
2009) I fascisti cercarono
di nuovo di attaccare San Lorenzo il 24 maggio 1922, in occasione
della traslazione della salma dell'eroe di guerra Enrico Toti,
e con la protezione dell'esercito
e delle forze dell'ordine, ma furono di nuovo respinti con perdite
dagli antifascisti romani. (Francescangeli)
Il 28 ottobre 1922, con la "marcia su Roma", i fascisti
presero il potere, scatenando in varie parti d'Italia la risposta
degli antifascisti. Ai Castelli Romani, come riferito da un ispettore
inviato sul posto dal fascio romano, il 21 novembre 1922 due comandanti
di battaglione degli Arditi del Popolo, provenienti da Roma, spararono
contro alcuni fascisti. I loro nomi erano Vincenzo Baldazzi e
Arduino Aloisi, che potrebbe però essere stato in realtà
Aldo Eluisi, vista la sua vicinanza con Baldazzi (Gentili, 2009,
pag. 196).
Aldo fu nuovamente arrestato nel novembre 1922, nel corso di una
vasta operazione delle forze di polizia romane che portò
in carcere decine di militanti e sindacalisti antifascisti e in
particolare degli Arditi del Popolo. e il 3 agosto 1923, a piazza
Fiammetta, fu aggredito da un gruppo di fascisti e colpito da
due coltellate alla schiena. Il giornale italo-americano "Il
Risveglio" racconta la notizia (vedi),
mentre un altro articolo, intitolato "Pugnalate a chi
rifiuta l'obbedienza" racconta: "Ieri sera una
pattuglia di quella milizia che non sembra molto felice nel suo
compito di mantenere l'ordine, è entrata nella trattoria
Masseroni in piazza Fiammetta ordinando a tutti di tirar fuori
i documenti. Qualcuno ha fatto osservare che per andare da casa
all'osteria non si porta di solito il passaporto [...] per l'estero.
Tanto più che gli avventori stavano tranquillamente bevendo
senza disturbare per questo l'ordine pubblico. I militi hanno
voluto perquisire tutti i presenti, nonostante le loro proteste.
Uno di essi certo Aldo Eluisi - sembra abbia rifiutato di subire
la violenza e ne è nato un tafferuglio. Conclusione: Eluisi
si è buscato due pugnalate e si trova adesso all'ospedale.
Ci si permetterà di osservare che pugnalare chi rifiuta
l'obbedienza [...] è perlomeno esagerato e che il pugnale
non ci sembra una bell'arma per una milizia che pretende fregiarsi
della qualifica di <<nazionale>>"(Gentili, 2009).
Con la presa di potere del fascismo continuò la sua lotta
in clandestinità. Nel 1926, insieme a Errico
Malatesta, Cencio Baldazzi e Attilio Paolinelli progettò
un'azione per liberare, il giorno del processo, Gino
Lucetti, che l'11 settembre aveva attentato alla vita di Mussolini,
ma la polizia sventò il piano e arrestò Baldazzi.
Eluisi fu fermato nel 1928 per possesso di un'arma da fuoco e
nel 1930, accusato di aver provocato "agitazione tra gli
Arditi", fu diffidato dallo svolgere attività
non consentita presso l'associazione fascista di arditi FNAI.
Nel 1931 gli venne imposto di munirsi di carta d'identità.
(Gentili,
2009, pag. 189) Pur
avendo una posizione politica vicina all'anarchismo, aderì
al Partito d'Azione, i cui
dirigenti condividevano con gli anarchici le idee antifasciste
ed antistaliniste, condivisione rafforzatasi durante la guerra
di Spagna.
Aldo Eluisi
nella Resistenza
Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, Aldo prese parte ai primi
combattimenti contro i nazisti a Porta
San Paolo, a Madonna del Riposo, sull'Aurelia, e a San Giovanni,
dove, con Cencio Baldazzi, Mario Chierici e Vittorio Butteroni,
s'impadronì di un camion carico d'armi, distribuendole
ai combattenti. A Porta San Paolo morì Raffaele
Persichetti, anche lui del Partito d'Azione, che abitava a
duecento metri da Aldo, in corso
Rinascimento (vedi la lapide).
Aldo partecipò alla fondazione del circolo di Giustizia
e Libertà diretto da Cencio Baldazzi, che contava su
una forte presenza di partigiani anarchici, e agì come
Capo battaglione del distretto del rione Ponte, equiparato al
grado di capitano.
Inseguito da un mandato di cattura dal novembre 1943, Aldo fu
catturato dai fascisti, ma riuscì ad evadere ed a riprendere
la lotta. Il 2 marzo 1944, durante una riunione di antifascisti
cadde nella trappola preparata da un infiltrato; Aldo lo aggredì,
tentò di fuggire, ma fu ferito e catturato dai fascisti
della banda Koch quando finì in un vicolo cieco, in via
Leccesa, presso via di Ripetta.
Aldo restò nelle mani dagli aguzzini della banda Koch,
fu torturato per 18 giorni nella pensione
Oltremare, in via Principe Amedeo 2, poi in via
Tasso, senza però dare nessuna informazione sui compagni.
A via Tasso fu compagno di cella di Pilo
Albertelli.
Alla cognata, che riusciva
ad andarlo a trovare grazie alla conoscenza di una guardia carceraria,
si presentava con un lenzuolo a coprirgli le mani, per non mostrare
che gli erano state strappate le unghie e che era stato appeso
per le braccia; veniva inoltre colpito al petto con il calcio
del fucile. (Portelli)
Aldo fu assassinato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944, il
suo nome era al numero 16 della lista
preparata dal questore fascista di Roma Caruso, nella quale i
partigiani di Giustizia e Libertà erano ai primi posti
e Aldo risultava tra coloro "A disposizione della Questura,
fermati per motivi politici ". La famiglia seppe della
sua morte quando, la mattina dopo, la cognata, presentatasi per
la visita, fu rimandata a casa dalla guardia carceraria che conosceva,
che le disse che Aldo era stato portato via nella notte e, a parziale
consolazione, le raccontò che probabilmente non doveva
aver sofferto, perché era in fin di vita per le sevizie.
(Portelli)
Aldo Eluisi è sepolto nel sacello
n.182 del mausoleo costruito
alle Fosse Ardeatine sul sito dell'eccidio, insieme alle altre
vittime.
La motivazione
della medaglia d'oro al valor militare
Nel 1947, su proposta del Comitato provinciale dell'ANPI,
venne conferita ad Aldo la medaglia d'oro al valor militare alla
memoria, con la seguente motivazione: "Comandante di una
squadra di arditi del Popolo combatté valorosamente a Porta
San Paolo e alla Madonna del Riposo fugando il nemico. Ricercato
e arrestato dalla polizia nazifascista riusciva audacemente ad
eludere la vigilanza e a conquistare la libertà per riprendere
il suo posto nella lotta. Tradito da vile delatore e sorpreso
durante un convegno con altri partigiani, dopo fiera colluttazione
veniva immobilizzato e, benché ferito, trasportato nelle
camere di tortura ove aveva inizio il suo calvario. Per diciotto
giorni soffrì le più efferate torture e lo scempio
del corpo; tradotto alle Fosse Ardeatine si univa nella morte
agli altri eroi che hanno bagnato col loro sangue quella terra
divenuta sacra alla Patria. Fosse Ardeatine, 24 marzo 1944"
(link).
Il carattere
di Aldo Eluisi
Dice di lui Alberto Baldazzi: "Era un omo che parlava
poco, ma era un po' fumantino, se un tedesco lo guardava male,
lui annava là e je menava". Ancora il fratello
Bruno racconta "... lui era fatto così. Gli amici
dicevano : mica ci puoi andare al cinema con Aldo! Perché
se a un certo punto suonano Giovinezza, tutti s'arzano
e lui non s'arza, è roba da comincià a menà.
... Niente, a lui non andava giù la dittatura e basta.
Delle volte andava proprio cercando i fascisti, andava al bar Aragno al Corso, l'andava proprio
a cercà per quello che gli avevano fatto, l'avevano pugnalato".
(Portelli)
Ricordo
Ad Aldo Eluisi è stata dedicata una via a Roma nel quartiere
di Tor de Cenci. Il 5 marzo 1945 Aldo fu commemorato al
cinema Altieri, per iniziativa del Partito d'Azione. Il Circolo
"Giustizia e Libertà" di
Roma (link),
via Andrea Doria, fondato nel 1948, tra gli altri da Emilio
Lussu e Cencio Baldazzi, nello stesso stabile dove abitò
l'anarchico Errico Malatesta, conserva un busto
in bronzo di Aldo Eluisi, eseguito nel 1945 dallo scultore
Amleto Rossi, romano e scultore marmoraro,
di San Lorenzo, già Ardito del Popolo e poi Partigiano.
Il busto fu inaugurato durante una commemorazione di Aldo Eluisi,
"martire dell'antifascismo", tenuta dal Partito
d'azione di Roma, il 18 marzo 1945, anniversario della Comune
di Parigi, e meno di un anno dopo la strage delle Fosse Ardeatine,
e reca incisa nel basamento come epigrafe: "Gli arditi
del '22 / i partigiani del '44 / che mossero da piazza Zanardelli
/ a la riscossa dei liberi / oggi / agli albori della redenzione
/ ricordano il comandante / che ebbe / per programma l'azione
/ per fede la libertà". Nell'occasione Federico
Comandini tenne un vibrante discorso.
Ancora a Roma, sulle mura di piazza Pia,
nei pressi di San Pietro, nel 1945 è stata posta una lapide che ricorda trenta delle
vittime romane della Resistenza appartenenti al Partito d'Azione,
tra le quali Aldo Eluisi.
Molti hanno pensato ad Aldo negli anni '70, quando il tribunale
supremo militare discuteva l'istanza di scarcerazione per l'unico
dei carnefici delle Fosse Ardeatine all'epoca detenuto. Il tribunale
si trova in un palazzo di via degli Acquasparta, in uno slargo
che è tutt'uno con piazza Fiammetta, dove abitava Aldo
Eluisi. (Portelli)
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Info.Shop "laTalpa" (2014) Storie da una Roma sovversiva
- 11 settembre 1926: L'attentato al duce. 11 set 2014 link
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Da Bordiga a Gramsci, Giulio Einaudi editore, Torino.
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Siti web visitati:
ANFIM
- Associazione nazionale famiglie italiane martiri caduti per
la libertà della patria link
ANPI -
Donne e Uomini della Resistenza link
ANPI - Fosse Ardeatine link
BFS - Biblioteca Franco Serantini - busto di Aldo Eluisi link
BFS - Biblioteca Franco Serantini - lapide di piazza Pia link
Circolo Giustizia e Libertà - Roma link
Dictionnaire des militants anarchistes - voce "Aldo Eluisi"
link
Mausoleo delle Fosse Ardeatine link
Presidenza della Repubblica - motivazione della medaglia d'oro
al valor militare link
Resistenzaitaliana.it link
Wikipedia - voce "Aldo Eluisi" link
Sobre la anarquía y otros temas - Romeo Frezzi (vida y
obra) 14 agosto 2018 (in spagnolo) link