Nella zona del Parco ad interesse
provinciale della Marcigliana, nel territorio del 4° Municipio
del Comune di Roma, si trova il sito di Crustumerium, una
della città più antiche del Lazio protostorico.
La locazione della città è stata discussa per secoli,
interpretando le fonti antiche, ma solo negli anni '80 si è
avuta la certezza del riconoscimento del sito: gli scavi archeologici
hanno attestato che i più antichi reperti di Crustumerium
risalivano all'età del bronzo e alla prima età del
ferro. Nell'area della città, inoltre, furono ritrovati
dei vasi particolarmente interessanti per forma e colore: la presenza,
infatti, di figure pittoriche dalle colorazioni rosse rappresenta
un evento di particolare rarità. Alcuni di questi vasi,
rubati dai tombaroli, furono recuperati dalle forze dell'ordine
proprio grazie alla loro originalità: furono riconosciuti
nel catalogo di un'asta presso un mercante antiquario di New York;
dopo il recupero furono esposti, insieme ad altre opere recuperate,
in una mostra a Castel Sant'Angelo a Roma.
Ancora oggi le origini di Crustumerium non sono del tutto chiare:
secondo Servio fu dedotta dal popolo dei Siculi, Diodoro e Dioniso
sostennero che fu fondata da Alba Longa, Plutarco la ritiene fondata
dai Sabini, altri dai Latini. Virgilio cita Crustumerium come
una delle città che fabbricavano le armi per le popolazioni
dell'Italia centrale in guerra contro Enea: "Sulle incudini
cinque grandi città foggiano dardi, la forte Aténa,
la superba Tivoli, Crustumerio, Ardea e la turrita Antemna."
(Eneide,
VII, 629-631).
La città sembra fu conquistata da Romolo, col quale era
entrata in guerra; in questo periodo è ambientata la leggenda
del ratto delle Sabine, che interessa anche Crustumerium, la quale
viene citata come una delle città di provenienza delle
ragazze rapite, sebbene questo non implichi che fosse una città
sabina.
Gli eventi successivi, storicamente più attendibili, ci
attestano che la zona del Crustuminus Ager (Agro di Crustumerium)
fu annessa nel 499 o nel 495 a.E.V. con la creazione della nuova
tribù Clustumina, nel quadro dell'aumento del numero delle
tribù a 17 o a 21. In particolare Tito Livio (Storia
di Roma, II, 14) cita la presa di Crustumerium sotto il consolato
di Titus Aebutius e C. Vetusius (499 a.E.V.).
Il declino
Il declino di Crustumerium è
testimoniato dal fatto che nessuna fonte letteraria ricordi la
città per gli avvenimenti dei secoli IV e III a.E.V., perfino
a proposito della battaglia del fiume
Allia, nel 390 a.E.V., citata da moltissime fonti perché
particolarmente dolorosa per Roma, svoltasi presso i Crustumini
montes, da cui nasceva il fiume: è difficile pensare
che esistesse una città abitata a poche centinaia di metri
dal sito dello scontro, senza che venisse coinvolta e citata nei
resoconti della battaglia.
Il probabile abbandono della città è confermato
dal crollo dei rinvenimenti archeologici di superficie rispetto
alla fase precedente. e dal mancato rinvenimento di aree sepolcrali
attribuibili a quest'epoca.
Produzioni
Crustumerium era famosa nell'antichità
per la fertilità del suo terreno, che dava un tipo particolare
foraggio, una varietà di olive e una varietà di
pere, dette appunto crustumine, citate da Virgilio (Georgiche, I, 88) e perfino da Rabelais (Gargantua
e Pantagruele, III, 13), ovviamente non per conoscenza diretta,
ma con citazione ripresa dai classici.
Nota
La sigla a.E.V. (ante Era Volgare)
sostituisce la sigla a.C. (avanti Cristo).
Riferimenti bibliografici:
- IERARDI
Mario (1997) Storia di Crustumerium. Nuovo Arcobaleno, Anno
I, numero 1, novembre 1997.
- pagina
della Sovrintendenza Archeologica di Roma su Crustumerium
- Department
of Archaeology University of Cambridge (in inglese)
- gruppo archeologico
del Dopolavoro Ferroviario di Roma
- http://www.parks.it/romanatura/riserva.marcigliana/index.html
- pagina
della scuola media J. Pintor di Roma