Lazzaro Bonamico

Vita
Lazzaro (o Lazaro) fu un grande umanista veneto del XV secolo. Nacque tra il 1477 e il 1479 da Amico (figlio di Sebastiano) e da Dorotea, a Bassano del Grappa (Vicenza). La sua casa natale (foto 1, 2 e 3) sorge nella parte alta della città, nella piazza che porta il suo nome.
Lazzaro iniziò la sua preparazione culturale a Bassano, e si trasferi poi a Padova, dove fu allievo di Pietro Pomponazzi e Niccolò Leoniceno. Nel 1510, a Mantova, assunse l’incarico di precettore di Francesco Cantelmo e poi di Galeazzo Gonzaga. Nel 1519 tornò a Padova e nel 1521 si trasferì a Roma, dove ebbe contatti con Angelo Colocci, e nel 1527 fu a Venezia e poi a Padova. Nel 1530 si trasferì definitivamente a Padova, dove fu nominato lettore di greco e latino allo Studio.
Da una lettera scritta dal suo amico ungherese Sigismondo Gelous Torda al connazionale Francesco Révai sappiamo che nel 1549 ebbe un incidente: cadde dalle scale e si ruppe un'anca, rimanendo impossibilitato a muovere la gamba destra, e fu curato "da medici e chirurghi". Nonostante questo incidente avvenuto in età avanzata (circa 70 anni) Lazzaro visse ancora tre anni e morì a Padova nel 1552.
L'umanista è anche noto come Lazzaro da Bassano e il suo cognome è anche riportato come Bonamici, Buonamico, Buonamici, Bonamigo, Bassani o Basciano.

Opere
Fu allievo di Pietro Pomponazzi e ne commentò e continuò l'opera, soprattutto nel campo della fisica. Al contrario di altri condiscepoli, sostenne apertamente le idee materialiste del maestro, insieme a Giulio Cesare Scaligero, Simone Porzio, Andrea Cesalpino, Sperone Speroni, e il professore Cremonino da Cento che fece scrivere sulla propria lapide: "Hic iacet Cremoninus totus", a indicare che oltre al corpo, sepolto nella tomba, non c'era altro.
Fu un autorevole esponente del gruppo dei Ciceroniani, che aveva lo scopo di diffondere uno stile ispirato al ritorno alla classicità romana, avente come modelli Cicerone (per la prosa) e Virgilio (per la poesia), anche per le opere in volgare. Lazzaro fu amico di Pietro Bembo, il più autorevole dei Ciceroniani, pur con qualche riserva per le sue posizioni.
Fece parte della padovana Accademia degli Infiammati, fondata nel 1540 da Leone Orsini con il motto «Arso il mortale al ciel n’andrà l’eterno». Ne fecero parte anche Pietro Aretino, il Ruzante, Sperone Speroni, Benedetto Varchi e Luigi Alamanni. Vi si tenevano esercitazioni anche in greco e latino. Con Speroni, che presiedette l’Accademia nel 1542, l’attività fu svolta prevalentemente in volgare, su argomenti filosofici e letterari. L’Accademia fu sciolta tra il 1545 e il 1550.
Tra i suoi allievi a Venezia il futuro cardinale Agostino Valier (o Valeri), (1531-1606) che fu vescovo di Verona, e inoltre fu maestro di Bunel, di Dolet e di Longueil. Fu autorevole sostenitore della superiorità del latino sul volgare, e così appare nel Dialogo delle lingue (1542) di Sperone Speroni, in cui si immagina una discussione tra Lazzaro, Pietro Bembo e due personaggi anonimi, in occasione del conferimento della cattedra di eloquenza greca e latina a Lazzaro.
Barthélemy Masson, inviato in missione in Italia da Francesco I di Francia, a Padova incontrò e descrisse con grandi lodi, oltre ad Alessandro Socino, anche Lazzaro Bonamico, con cui si incontrò in casa di un amico comune.
Nessuna delle opere di Lazzaro fu data alle stampe mentre egli era in vita, e le circolazione delle sue idee era affidata soprattutto ai manoscritti e alle lezioni universitarie, nelle quali imponeva il segreto ai propri discepoli. La sua opera più importante (Concetti della lingua latina) fu stampata per la prima volta nel 1562, anche se questo contrasta con quanto scritto nel 1539 dal libraio ed umanista veneziano Nicolò Franco, che cita le opere di Lazzaro tra quelle che non potevano mancare in una seria bottega di libraio. L'umanista cremonese Benedetto Lampridio, scrisse un'ode 'metropindarica' a Lazzaro Bonamico.

Ritratto
Di lui esiste un busto bronzeo, conservato presso il Museo Civico di Bassano del Grappa, scolpito da Danese Cattaneo (o Cataneo) (circa 1509-1573), originario di Colonnata (MS), scultore manierista allievo del Sansovino. L'opera è considerata una sorta di prototipo per la tipologia dei busti-ritratto.

Riferimenti bibliografici:
Francesco Piovan (1988) - Per la biografia di Lazzaro Bonamico (Contributi alla storia dell'Università di Padova)
http://www.italica.rai.it/rinascimento/parole_chiave/schede/bonamico_lazzaro.htm
http://www.ens-lsh.fr/labo/cerphi/biblio/pompon.htm
http://www.studiolum.com/es/silva2.htm
http://www.classicitaliani.it/desan/desan12.htm

http://www.italica.rai.it/rinascimento/parole_chiave/schede/accademia_infiammati.htm
http://www.wga.hu/frames-e.html?/bio/c/cattaneo/biograph.html
http://www.in-su-la.com/personali/franco.htm
http://www.cronologia.it/storia/aa1200o.htm

http://www.kwart.kataweb.it/kwart/ita/magazinedett.jsp?idContent=227695&idCategory=660
http://www.fiu.edu/~mirandas/bios1583.htm
http://www.italica.rai.it/rinascimento/cento_opere/speroni_dialogo.htm
http://www.centrodirittiumani.unipd.it/scuola0304/pilota/_ppe_vi/STORIA/PPE%20STORIA/DE%20MARTINI_UNIVERSITA'.doc.

 

pagina aggiornata a: 9 febbraio 2008