Medoro Pallone era mio nonno, era un compagno, comunista, come me. Ha attraversato tutta la dittatura fascista senza mai piegare la testa. Ha sempre vissuto con grande dignità e coraggio, anche nei momenti più duri, quelli nei quali anche le persone più tenaci dubitano di farcela e cominciano a pensare che forse scendere a compromessi ti può regalare un po' di sollievo. Ha insegnato a vivere a testa alta non solo alle sue figlie ma anche a tutte le persone che lo vedevano vivere, con le parole, spesso anche ironiche o sarcastiche, ma soprattutto con l'esempio.
La fine del fascismo non gli ha regalato grandi onori, ma lui ha sempre continuato a vivere a testa alta, con coraggio, come quando aveva combattuto la Prima Guerra Mondiale, ricevendo encomi per atti di eroismo, compiuti per salvare le vite dei commilitoni. Il fascismo, dittatura dei vigliacchi, gli ha revocato quegli encomi a causa della sua militanza politica, come se quello che aveva fatto, rischiare la pelle per salvare altri soldati, non fosse mai avvenuto.
Io sono orgoglioso di fare parte della sua discendenza, anche se me lo ricordo appena, è morto quando avevo cinque anni. Grazie a lui e a tutti quelli che hanno combattuto e sconfitto il fascismo non ho bisogno di rischiare la pelle per ripristinare la democrazia, però la lezione di dignità di mio nonno Medoro mi aiuta comunque a comportarmi in modo da non vergognarmi di me stesso, e comunque se dovesse diventare necessario sarei pronto anch'io a difendere la democrazia con ogni mezzo, come hanno fatto tante persone, che con il loro sacrificio hanno fondato la nostra Repubblica.