Montesacro da vedere

Ponte Nomentano (Ponte Vecchio)
Il Ponte Nomentano, detto anche "Ponte Vecchio", è il simbolo di Montesacro.

Sepolture romane
A circa duecento metri dal ponte Nomentano, poco prima di arrivare a piazza Menenio Agrippa, si possono vedere due mausolei romani. Nell'area del giardino pubblico di via Maiella, nei lavori di sbancamento per il nuovo quartiere, tra il 1913 e il 1925, è stata trovata una vasta necropoli romana.

Il Monte Sacro
La collina di 37 metri delimitata da via Falterona, via Monte Serrone, via Cervino, via di Monte Sacro e via Nomentana è stata identificata come il Sacer Mons che fu teatro della sedizione della plebe del 493 a.C., citata da vari autori, tra i quali Tito Livio e Cicerone (la mia pagina su Montesacro romana è in costruzione). In epoca romana sul Monte Sacro c'era un antico sacello dedicato a Giove Terrifico.
Il personaggio di Menenio Agrippa e l'apologo da lui raccontato è presente anche nel Coriolano, opera teatrale del 1608 di William Shakespeare.
Il monte fu visitato nel 1805 da Simón Bolívar che, nel luogo della rivolta della plebe contro l'oppressione dei patrizi, giurò di liberare la sua patria sudamericana dall'oppressione coloniale (vedi la mia pagina su Simón Bolívar e Montesacro). Anche Stendhal visitò il Monte Sacro il 18 aprile 1828, nel corso di una scampagnata raccontata nelle Promenades dans Rome (1829).

La via Nomentana
L'antica via che collegava Roma alla città di Nomentum (nei pressi dell'odierna Mentana), e anticamente detta Ficulensis, perché terminava nella città di Ficulea, nasceva dalla porta Collina della cinta più antica di mura (le cosiddette "serviane"), insieme con la via Salaria, diretta a Porto d'Ascoli. Con la costruzione della cerchia muraria più esterna, quella delle Mura Aureliane, le due strade consolari ebbero porte separate, la porta Salaria, oggi distrutta, che si trovava nell'odierna piazza Fiume, e la porta Nomentana, oggi murata, perché sostituita nel 1565 dalla nuova Porta Pia, disegnata da Michelangelo. Nel Medioevo la via Nomentana fu anche chiamata De Domina, riferendosi a Santa Costanza (318-354), figlia dell'imperatore Costantino, che aveva ampi possedimenti nell'area di Sant'Agnese, dove fece anche costruire il proprio mausoleo. (Carpaneto)

I giardinetti di corso Sempione
Il giardino pubblico più centrale del quartiere, che ha visto i giochi di generazioni di abitanti, la presenza di giostre e, per qualche anno perfino di circhi, è stato intitolato il 16 dicembre 2009 a Caio Sicinio Belluto, tribuno della plebe, che guidò la secessione della plebe sul Montesacro. In un aiola dei giardinetti cresce un giovane leccio, piantato dal Comune di Roma e dall'Associazione Libera come albero della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie.
Nel perimetro, ora recintato, dei giardini, si trova il mausoleo romano menzionato in uno dei paragrafi precedenti, una fontana centrale in travertino, e la spettrale ex-fabbrica di cucine "Linda", attiva fino ai primi anni settanta.

Bibliografia
AMOIA Alba, BRUSCHINI Enrico (1997) Stendhal's Rome: Then and Now. Edizioni di Storia e Letteratura, Roma.
CALCI Carmelo (2000) Il libro di Roma archeologica. Adnkronos libri, Roma. pagg. 463-490.
CARPANETO Giorgio (1991) Quartiere XVI Monte Sacro. In: I Rioni e i Quartieri di Roma. Newton Compton Editori, Roma, pag. 1993-2016.

pagina creata il: 2 maggio 2014 e aggiornata a: 23 ottobre 2017