Domenica 27 gennaio 1889 i repubblicani romani organizzarono una manifestazione al Ponte Nomentano (vedi la mia pagina web) per commemorare la vittoria di Giuseppe Garibaldi nella battaglia di Digione, del 23 gennaio 1871, nel corso della guerra franco-prussiana. La manifestazione si concluse con duri scontri con la polizia e i carabinieri.
Primo
antefatto: lo scontro del 1867
Garibaldi racconta nelle sue memorie che il 29 ottobre 1867, in
occasione del suo tentativo di conquistare Roma, il secondo dopo
quello del 1849, gli fu assicurato da parte di un parente romano
di alcuni suoi soldati che la popolazione di Roma era pronta ad
insorgere nella stessa notte, così raggiunse e occupò
con pochi uomini il Casal de'
Pazzi, sulla via Nomentana, a poca distanza dal ponte e a
5 km dalle mura della città, sperando di spingere con la
sua presenza i romani ad insorgere. Un pugno di garibaldini, guidati
dal tenente Ferdinando Gregori, di Jesi, ebbe un conflitto a fuoco
con i soldati pontifici al ponte Nomentano. Il giorno dopo le
truppe pontificie ricevettero rinforzi, mentre i garibaldini erano
pochi e armati con "fucili pessimi", come scrisse
lo stesso generale. Garibaldi, constatato che l'insurrezione non
aveva luogo, il giorno dopo tornò tra le proprie truppe
a Monterotondo, e tento di ripiegare
ulteriormente verso la Toscana, ma il 3 novembre fu attaccato
e sconfitto a Mentana, dagli zuavi pontifici
al comando del generale Hermann Kanzler,
e dalle truppe francesi del barone de Polhés, che erano
appena sbarcate a Civitavecchia
in soccorso di Papa Pio IX.
Secondo
antefatto: la battaglia di Digione del 1871
Nel 1870 le tensioni tra Francia e Prussia portarono a una guerra
che vide l'assedio di Parigi,
l'abdicazione dell'imperatore Napoleone
III e la proclamazione della repubblica e si concluse dopo
meno di dieci mesi con la sconfitta della Francia. Garibaldi intervenne per sostenere la neonata
repubblica francese contro la monarchia prussiana, e il 23 gennaio
1871 riuscì ad occupare Digione e a difenderla dall'assedio
prussiano, conquistando le insegne del 61º reggimento di
Pomerania, unico vessillo conquistato
dai francesi in tutta la guerra.
Terzo
antefatto: re Umberto in divisa da colonnello austro-ungarico
nel 1881
Dal 27 al 31 ottobre 1881 il re d'Italia Umberto
I, con la consorte regina Margherita,
il Presidente del Consiglio Agostino
Depretis e il Ministro degli Affari Esteri Pasquale
Stanislao Mancini si recò in
visita a Vienna. Nell'occasione, il 28 ottobre, il kaiser
Francesco Giuseppe nominò
Umberto proprietario del 28° reggimento di fanteria di guarnigione
a Budweis (oggi Ceské Budejovice
in Repubblica Ceca). Il 29 ottobre il re d'Italia si presentò
in divisa da colonnello austriaco al pranzo
di gala nella grande Halle del Palazzo imperiale come anche
il giorno successivo al Concerto
di Corte nella Sala delle Cerimonie (Zeremoniensaal)
dello stesso palazzo. Il Kaiserliches und königliches
Infanterieregiment nr. 28 aveva combattuto contro gli italiani
nella battaglia di Custoza, della terza
guerra di indipendenza, nel 1866, e combatterà ancora contro
gli italiani nella prima guerra mondiale, tra l'altro sull'Isonzo,
sul Carso, sul Monte San Michele e a Gorizia.
Il fatto che il re Umberto
vestisse l'uniforme dell'impero austro-ungarico, che ancora occupava
terre rivendicate dall'Italia, come il Trentino e la Venezia Giulia,
creò molte polemiche in patria, dove era diffuso un forte
sentimento antiaustriaco e antigermanico, dopo le tre guerre di
indipendenza combattute contro gli austriaci dal 1848 al 1866.
Nonostante l'ostilità, nell'anno successivo, il 1882, l'Italia
aderì alla Triplice Alleanza, con Germania e Impero Austro-ungarico,
e il 28° reggimento fu intitolato prima a Umberto I, e dopo
la sua morte nel 1900 al figlio Vittorio
Emanuele III, fino all'entrata in guerra dell'Italia nel 1915,
proprio contro i due imperi centrali.
La manifestazione
del 1889
Per commemorare la battaglia di Digione la Società Reduci
Garibaldini organizzò per domenica 27 gennaio 1889 una
manifestazione, con corteo da piazza
Indipendenza, che si concluse al ponte Nomentano, per ricordare
anche lo scontro tra garibaldini e papalini del 1867.
Il corteo di 400 persone partì alle 14:10, si fermò
davanti alla casa del figlio di Garibaldi, Menotti,
in via San Martino della Battaglia
8, percorse la via Nomentana, si fermò davanti alla villa Cavallini, accanto a Sant'Agnese,
l'attuale istituto Marymount, in via Nomentana 355, dove fu deposta
una corona alla lapide che
ricorda il soggiorno di Garibaldi nel 1875 e fu suonato l'inno
di Garibaldi. Infine il corteo raggiunse alle 15:10 l'Osteria
dei Cacciatori di Filippo Averardi, tuttora esistente, seppure
con altro nome, poco dopo il ponte Nomentano.
Durante il corteo e la
manifestazione al ponte i manifestanti inveirono contro la monarchia
e contro l'Impero Austro-ungarico, alleato sgradito, cose che
erano entrambe severamente vietate. Furono ammainate le bandiere
italiane con la "ranocchia"
ossia con lo stemma dei Savoia al centro che si trovavano appese
alla facciata dell'osteria, e furono issate bandiere tricolori
senza lo stemma.
Dal balcone dell'Osteria
dei Cacciatori ci fu un discorso iniziale dello studente Antonucci,
fu letto un messaggio del sindaco di Digione Victor
Marchand, parlò poi l'ufficiale garibaldino Ferdinando
Gregori, che rievocè il fatto di cui era stato protagonista
nel 1867, quindi prese la parola Ferruccio
Corradetti, nato a San Severino
Marche, in provincia di Macerata, il 21 febbraio 1867, pubblicista
per L'emancipazione e per
Il Lucifero, militante repubblicano più volte arrestato
per proteste contro la corruzione nella pubblica amministrazione.
Corradetti in seguito divenne un baritono di fama internazionale
e un apprezzato critico musicale negli USA.
Corradetti inizio dicendo che Garibaldi aveva vendicato Mentana
con Digione, mentre re Umberto si era vestito da colonnello austriaco.
Corradetti menzionò anche Guglielmo
Oberdan, irredentista triestino impiccato dagli austriaci
nel 1882.
A questo punto il comizio fu interrotto dalla polizia, per il
suo contenuto antimonarchico, ma la folla reagì lanciando
sassi, bastoni, fiaschi , piatti e bicchieri dalla sommità
del Monte Sacro. La polizia e i carabinieri, con i revolver spianati
e le sciabole sguainate, attaccarono la folla. Alle 16:10
il corteo ritornò verso Roma, con alla testa la fanfara,
che suonava la Marsigliese, ma i manifestanti furono dapprima
attaccati al passaggio davanti a Villa Cavallini, poi trovarono
chiuso il portone principale di Porta
Pia, e furono costretti a passare dalle porticine laterali,
dove vennero attaccati dalla polizia, e in seguito da rinforzi
di truppa, provenienti dalla caserma del Macao, al Castro Pretorio,
con eccessi di brutalità, provocando molti feriti e molti
arresti (Il
Messaggero).
Il processo
Il 4 marzo 1890 iniziò all'oratorio
dei Filippini il processo contro Ferruccio Corradetti, detenuto
da sette mesi, dopo essersi rifugiato in Francia per sfuggire
all'arresto. Corradetti era accusato di provocazione a commettere
reati ed eccitamento allo sprezzo contro le istituzioni.
Durante il dibattimento quasi tutti i testi negarono che Corradetti
avesse pronunciato offese nei confronti del re e dell'Austria,
e lo stesso Corradetti corresse le deposizioni della polizia,
affermando di aver detto che Umberto aveva vendicato Oberdan indossando
la divisa di colonnello austriaco (in realtà all'epoca
dei fatti Oberdan era ancora vivo e in libertà in Italia).
Fu prodotto un documento del sindaco di San Severino Marche, città
natale di Corradetti, che ne riportava la pessima condotta, ignorando
però che Ferruccio aveva lasciato la città all'età
di dodici anni.
Alla fine Corradetti fu assolto da tutte le accuse, come anche
gli altri manifestanti, in un processo precedente, nel luglio
1889.
BIBLIOGRAFIA:
DI
COLLOREDO MELS Pierluigi Romeo (2020) Mentana 1867 : la
disfatta di Garibaldi. Soldiershop, Zanica, Bergamo.
GARIBALDI Giuseppe (1932) Memorie autobiografiche. Casa Editrice
Bietti, Milano. (pagg. 324-325)
KANZLER Hermann (1868) Rapporto alla Santità di Nostro
Signore Papa Pio IX. felicemente regnante del Generale Ermanno
Kanzler pro-ministro delle armi sulla invasione dello Stato Pontificio
nell'autunno 1867. Roma, coi tipi della Civiltà Cattolica.
Siti web consultati:
Digiteca
della Biblioteca di Storia moderna e Contemporanea - Roma (L'Illustrazione
Italiana, L'Illustrazione Popolare, L'Emancipazione) link
Raccolta digitale della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma
(Il
Messaggero) link