Marco Porzio Catone il Censore (234 - 149 A.E.V.)
L'agricoltura (M. PORCI CATONIS CENSORIS DE AGRI CVLTVRA)
testo originale da: http://www.thelatinlibrary.com/cato/cato.agri.html (traduzione: Andrea Gaddini)
[4] Bubilia bona, bonas praesepis, faliscas clatratas, clatros inesse oportet pede. Si ita feceris, pabulum boves non eicient. (...) [4] Devi avere buone stalle, buone mangiatoie, rastrelliere falische, stanghe da un piede. Se le avrai, i bovini non getteranno fuori il foraggio. (...)
[5] Haec erunt vilici officia. (...) Primus cubitu surgat, postremus cubitum eat. Prius villam videat clausa uti siet, et uti suo quisque loco cubet et uti iumenta pabulum habeant. Boves maxima diligentia curatos habeto. Bubulcis opsequito partim, quo libentius boves curent. Aratra vomeresque facito uti bonos habeas. Terram cariosam cave ne ares, neve plostrum neve pecus inpellas. Si ita non caveris, quo inpuleris, trienni fructum amittes. Pecori et bubus diligenter substernatur, ungulae curentur. Scabiem pecoris et iumentis caveto; id ex fame et si inpluit fieri solet. opera omnia mature conficias face. Nam res rustica sic est, si unam rem sero feceris, omnia opera sero facies. Stramenta si deerunt, frondem illigneam legito, eam substernito ovibus bubusque. Stercilinum magnum stude ut habeas. Stercus sedulo conserva; cum exportabis, purgato et conminuito; per autumnum evehito. Circum oleas autumnitate ablaqueato et stercus addito. Frondem populneam, ulmeam, querneam caedito per tempus: eam condito non peraridam, pabulum ovibus. Item faenum cordum, sicillimenta de prato, ea arida condito. Post imbrem autumnum rapinam, pabulum lupinumque serito. [5] Questi sono i doveri del fattore.(...) Deve essere il primo ad alzarsi e l'ultimo a coricarsi, per prima cosa controlli che le porte di casa siano chiuse, che ognuno stia a dormire al suo posto e che il bestiame abbia abbastanza foraggio. Devi fare in modo che i buoi siano curati con la massima diligenza. Devi essere disponibile con i bovari, in modo che accudiscano piu' volentieri i buoi. Fà in modo di avere buoni aratri e buoni vomeri. Stai attento a non arare un terreno bagnato in superficie, e a non comprimerlo facendoci passare sopra i carri o il bestiame: se non farai cosi', dove il terreno sarà stato calpestato, perderai il raccolto di tre anni. Agli ovini e ai bovini spargi con diligenza la lettiera e cura gli unghioni. Fai attenzione alla scabbia del bestiame e delle bestie da soma: di solito gli viene se soffrono la fame o se prendono la pioggia. Fa in modo di eseguire tutti i lavori per tempo; infatti l'agricoltura e' cosi': se si fa una cosa in ritardo, poi si faranno tutte le cose in ritardo. Se manca la paglia raccogli fronde di leccio e mettile come lettiera agli ovini e ai bovini. Cerca di avere un letamaio grande. Conserva con zelo il letame; prima di portarlo fuori, mondalo e sminuzzalo; lo trasporterai in autunno. In autunno scava la conca intorno agli olivi e mettici il letame. Taglia per tempo le fronde di pioppo, olmo e quercia: conservale senza seccarle troppo, come foraggio per gli ovini. Fai lo stesso per il fieno tardivo, e i ricacci del prato, e conservali essiccati. Dopo le piogge autunnali semina rape, piante foraggere e lupino.
[30] Bubus frondem ulmeam, populneam, querneam, ficulneam, usque dum habebis, dato. Ovibus frondem viridem, usque dum habebis, praebeto; ubi sementim facturus eris, ibi oves delectato; et frondem usque ad pabula matura. Pabulum aridum quod condideris in hiemem quam maxime conservato, cogitatoque hiemis quam longa siet. [30] Dai ai bovini delle fronde d'olmo, pioppo, quercia, fico, quante ne hai. Dai agli ovini delle fronde verdi, quante ne hai; sul campo, dove vorrai seminare, facci pascolare le pecore; e da loro fronde finche' le piante da foraggio saranno mature. Il foraggio secco che hai messo da parte per l'inverno conservalo quanto più puoi, e pensa a quanto è lungo l'inverno.
[53] Faenum, ubi tempus erit, secato cavetoque ne sero seces. Priusquam semen maturum siet, secato, et quod optimum faenum erit, seorsum condito, per ver cum arabunt, antequam ocinum des, quod edint boves. [53] Il fieno andrà falciato quando sarà tempo, e fai attenzione a non falciarlo tardi. Falcialo prima che il seme sia maturo e, perché sia un ottimo fieno, immagazzinalo separatamente, perche' lo mangino i buoi, in primavera quando dovranno arare, prima di dargli il trifoglio.
[54] Bubus pabulum hoc modo parari darique oportet. Ubi sementim patraveris, glandem parari legique oportet et in aquam conici. Inde semodios singulis bubus in dies dari oportet, et si non laborabunt, pascantur satius erit, aut modium vinaceorum, quos in dolium condideris. Interdiu pascito, noctu faeni P. XXV uni bovi dato. Si faenum non erit, frondem iligneam et hederaciam dato. Paleas triticeas et hordeaceas, acus fabaginum, de vicia vel de lupino, item de ceteris frugibus, omnia condito. Cum stramenta condes, quae herbosissima erunt, in tecto condito et sale spargito, deinde ea pro faeno dato. Ubi verno dare coeperis, modium glandis aut vinaceorum dato aut modium lupini macerati et faeni P. XV. Ubi ocinum tempestivum erit, dato primum. Manibus carpito, id renascetur: quod falcula secueris, non renascetur. Usque ocinum dato donec arescat: ita temperato. Postea viciam dato, postea panicum frondem ulmeam dato. Si populneam habebis, admisceto, ut ulmeae satis siet. Ubi ulmeam non habebis, querneam aut ficulneam dato.
Nihil est quod magis expediat, quam boves bene curare. Boves nisi per hiemem, cum non arabunt, pasci non oportet. Nam viride cum edunt, semper id exspectant, et fiscellas habere oportet, ne herbam sectentur, cum arabunt.
[54] Il foraggio per i buoi deve essere preparato in questo modo. Quando avrai ottenuto la semente dovrai procurare e raccogliere le ghiande e metterle in acqua. Poi devi darne mezzo moggio (4 kg) al giorno per ogni bue e, per quelli che non lavorano, basterà farli pascolare o dargli un moggio (8,5 kg) delle vinacce che avrai conservato in barili. Di giorno falli pascolare, per la notte dà a ogni capo 25 libbre (7,5 kg) di fieno. Se non avrai il fieno dagli foglie di leccio o di edera. Metti da parte paglia di grano e d'orzo, e anche di fava, veccia o lupino o anche di ogni altro cereale o legume. Quando metti a conservare la paglia, quella piu' erbacea mettila in un luogo coperto e cospargila di sale, poi dalla al posto del fieno. Quando in primavera inizierai a dare foraggio agli animali, dagli un moggio (8,5 kg) di ghiande o di vinacce oppure un moggio di lupini macerati e 15 libbre (4,5 kg) di fieno. Quando il trifoglio sarà maturo, dallo per primo. Quello strappato a mano ricaccerà, quello che taglierai col falcetto non rinascerà. Il trifoglio continuerai a darlo finche' sarà secco: cosi' ti devi regolare. Poi dà la veccia, poi il panico e fronde d'olmo. Se avrai delle fronde di pioppo, mescolale a quelle d'olmo, cosi' quelle d'olmo basteranno. Se non avrai le fronde d'olmo dà quelle di quercia o di fico. Non c'e' niente di piu' importante che governare bene i bovini. Non e' bene che i buoi pascolino, se non d'inverno, quando non arano. Infatti se mangiano erba fresca, poi ne desiderano sempre e diventa necessario mettergli la museruola, in modo che non vadano a cercare l'erba quando arano.
[60] Bubus cibaria annua in iuga singula lupini modios centum viginti aut glandis modios CCXL, faeni pondo DXX, ocini, fabae M. XX, viciae M. XXX. Praeterea granatui videto satis viciae seras. Pabulum cum seres, multas sationes facito. [60] La razione annuale per i buoi e' per ogni pariglia di 120 moggi (1 t) di lupino o 240 (2 t) di ghiande, 520 libbre (150 kg) di fieno di trifoglio, 20 moggi (170 kg) di fava, 30 moggi (250 kg) di veccia. Inoltre per avere semente vedi di seminare abbastanza veccia. Quando semini il foraggio, fai molte semine.
[62] Quot iuga boverum, mulorum, asinorum habebis, totidem plostra esse oportet. [62] Dovrai avere tanti carri quante sono le pariglie di buoi, di muli e di asini che possiedi.
[70] Bubus medicamentum. Si morbum metues, sanis dato salis micas tres, folia laurea III, porri fibras III, ulpici spicas III, alii spicas III, turis grana tria, herbae Sabinae plantas tres, rutae folia tria, vitis albae caules III, fabulos albos III, carbones vivos III, vini S. III.
Haec omnia sublimiter legi teri darique oportet. Ieiunus siet qui dabit. Per triduum de ea potione uni cuique bovi dato.
Ita dividito, cum ter uni cuique dederis, omnem absumas, bosque ipsus et qui dabit facito ut uterque sublimiter stent. Vaso ligneo dato.
[70] Medicine per i bovini. Se temi la malattia, darai agli animali sani 3 granelli di sale, 3 foglie di alloro, 3 gambi di porro, 3 spicchi di erba cipollina, 3 spicchi d'aglio, 3 grani d'incenso, tre piante di sabina, 3 foglie di ruta, 3 gambi di vitalba, 3 favette bianche, 3 carboni accesi, 3 sestari (1,5 litri) di vino. Tutte queste cose vanno raccolte, tritate e somministrate senza toccare il terreno. Chi le somministra sia a digiuno. Questa pozione andrà data a ogni bovino per tre giorni. La dividerai in modo che, dandone tre volte a ciascun capo, la consumerai tutta. Bisogna fare in modo che il bue stesso e chi gli dà la pozione stiano entrambi senza toccare il terreno. La pozione va data in un recipiente di legno.
[71] Bos si aegrotare coeperit, dato continuo ei unum ovum gallinaceum crudum; integrum facito devoret.
Postridie caput ulpici conterito cum hemina vini facitoque ebibat. Sublimiter terat et vaso ligneo det, bosque ipsus et qui dabit sublimiter stet. Ieiunus ieiuno bovi dato.
[71] Se un bovino comincia ad ammalarsi, dagli subito un uovo di gallina crudo; fai in modo che lo inghiotta intero. Poi fagli bere una testa di erba cipollina tritata in un'emina (0,25 l) di vino. Trita senza toccare il terreno e somministra in un recipiente di legno, e lo stesso bovino e chi glielo somministra stiano senza toccare il terreno. Devi somministrarlo quando sei a digiuno a un bovino a digiuno.
[72] Boves ne pedes subterant, priusquam in viam quoquam ages, pice liquida cornua infima unguito. [72] Per non far consumare gli zoccoli ai bovini, prima di farli mettere in strada, spalma la parte inferiore dell'unghione con la pece liquida.
[73] Ubi uvae variae coeperint fieri, bubus medicamentum dato quotannis, uti valeant. Pellem anguinam ubi videris, tollito et condito, ne quaeras cum opus siet. Eam pellem et far et salem et serpullum, haec omnia una conterito cum vino, dato bubus bibant omnibus. Per aestatem boves aquam bonam et liquidam bibant semper curato; ut valeant refert. [73] Ogni anno, quando l'uva comincia a invaiare, darai questa medicina ai bovini, perche' stiano in salute. Quando troverai una pelle di serpente, raccoglila e mettila da parte, per non doverla cercare quando ne avrai bisogno. La pelle, con farro, sale e timo serpillo, tutti polverizzati nel vino, la darai a bere a tutti i bovini. In estate cura sempre che il bestiame beva acqua buona e limpida: giova alla salute.
[83] Votum pro bubus, uti valeant, sic facito. Marti Silvano in silva interdius in capita singula boum votum facito. Farris L. III et lardi P. IIII S et pulpae P. IIII S, vini S. III, id in unum vas liceto coicere, et vinum item in unum vas liceto coicere. Eam rem divinam vel servus vel liber licebit faciat. Ubi res divina facta erit, statim ibidem consumito. Mulier ad eam rem divinam ne adsit neve videat quo modo fiat.
Hoc votum in annos singulos, si voles, licebit vovere.
[83] Cosi' va fatto un voto perche' i bovini siano in salute. Farai un voto a Marte Silvano, nel bosco di giorno per ogni singolo capo. Tre libbre (900 g) di farro, 4,5 libbre (1350 g) di lardo e 4,5 libbre di carne magra, 3 sestari (1,5 l) di vino, e' lecito versare tutti gli ingredienti in un solo recipiente, e anche il vino in un solo recipiente. Questi riti possono essere compiuti sia dagli schiavi sia dagli uomini liberi. Quando l'offerta votiva sarà stata preparata, andrà consumata subito. Le donne non devono essere presenti a questi riti religiosi ne' vedere come si svolgono. E' permesso fare questa offerta ogni anno, se vorrai.
[102] Si bovem aut aliam quamvis quadrupedem serpens momorderit, melanthi acetabulum, quod medici vocant zmurnaeum, conterito in vini veteris hemina: id per nares indito et ad ipsum morsum stercus suillum apponito. Et idem hoc, si usus evenerit, homini facito. [102] Se un bovino o un altro quadrupede e' stato morso da un serpente, tritura un calice di fiore di melanto, che i medici chiamano smirnio, in un quarto di litro di vino vecchio: faglielo assumere dalle narici e sul morso stesso metti dello sterco suino.
E in caso sia un uomo ad essere morso, usa lo stesso rimedio.
[103] Boves uti valeant et curati bene sint, et qui fastidient cibum, uti magis cupide adpetant, pabulum quod dabis amurca spargito; primo pabulum, dum consuescant, postea magis, et dato rarenter bibere conmixtam cum aqua aequabiliter. Quarto quinto quoque die hoc sic facies. Ita boves et corpore curatiores erunt, et morbus aberit. [103] Perche' i bovini siano in salute e ben curati, e perche' quelli che rifiutano il cibo mangino piu' volentieri, spargi della morchia sulla razione; prima poca, finche' si abituano, poi di piu', e non spesso dagliene anche da bere mescolata uniformemente all'acqua. Fai cosi per quattro o anche cinque giorni. Cosi' i buoi avranno un corpo piu' sano e le malattie staranno lontane.
Non sono un latinista, e mi scuso per gli errori nella traduzione dal latino:
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pagina creata il: 4 luglio 2004 e aggiornata a: 31 marzo 2011