Alberto PALLONE

Alberto Pallone (1897-1977) è stato un militante comunista di Sgurgola (vedi la mia pagina web) in provincia di Frosinone, emigrato negli Stati Uniti, combattente nella guerra di Spagna con le Brigate Internazionali che sostenevano la Repubblica, e perseguitato dal regime fascista italiano, che lo inviò al confino sull'isola di Ventotene. In tutte le sue vicissitudini Alberto fu accompagnato dal suo strumento musicale, il bombardino, che divenne una parte essenziale della sua immagine.

La famiglia d'origine
Alberto nacque il 20 giugno 1897 a Sgurgola, all'epoca e fino al 1927 in provincia di Roma, da cui dista circa 70 km. Nacque in casa dei genitori in via del Calvario, figlio di
Lorenza Posta, casalinga di 30 anni, e di Camillo Pallone, fabbro di 39 anni.
Lorenza, nata nel 1867, figlia del notaio Raffaele e di Maria Perfetti, era rimasta orfana di padre a sei anni e di madre a otto anni, ed era cresciuta sotto la tutela dello zio don Domenico Posta, della famiglia nobile sgurgolana dei conti Posta della Posta.
Camillo, nato nel 1858, di famiglia originaria di Morolo, paese vicino a Sgurgola. era socialista, portava la cravatta alla Lavallière, caratteristica delle persone di sinistra, e anche in età avanzata era sorvegliato dalla polizia. Nel 1928, quando aveva 70 anni, la Prefettura di Frosinone lo definiva “di cattiva condotta morale, di principi social-comunisti, … da ritenersi contrario al regime”.

Il padre di Camillo, Francesco era morto in carcere perché aveva dato un pugno a un carabiniere. Camillo era fabbro, come suo padre e suo fratello Antonio; aveva anche una sorella, Candida, sposata in un altro paese della Ciociaria. I genitori di Alberto abitarono in via Calvario fino alla morte, Camillo morì nel 1941, e fino all'età di ottant'anni lavorò nella sua bottega da fabbro, di fronte a casa (oggi il civico 19 della via). Lorenza morì nel 1954.
Lorenza e Camillo ebbero
sette figli : Maria (1888), Ennio (1889), Medoro (1892), Guido (1893), Quirino (1894), Alberto (1897) e Gustavo (1899). Tutti i figli maschi fecero pratica nella bottega del padre, dove appresero i primi rudimenti del mestiere, ma di essi solo Guido diventò fabbro come il padre. Tutti i fratelli maschi avevano studiato musica e suonavano nella banda del paese.
Secondo la Prefettura di Frosinone la loro era una “famiglia di accaniti oppositori che, durante il periodo post-bellico, organizzarono in Sgurgola il comunismo locale e provocarono numerosi incidenti coi fascisti”. Infatti i fratelli erano tutti comunisti, tranne Ennio che era anarchico. In un altro documento la Prefettura spiega addirittura che la famiglia era tenuta “in pessima estimazione dalla parte sana della popolazione di Sgurgola”. Medoro fu un leader antifascista locale per tutto il periodo della dittatura e nel dopoguerra (vedi la
mia pagina web su di lui).
Alberto, come i suoi fratelli, frequentò la scuola elementare e in seguito la Prefettura di Frosinone così lo descrisse: “Appartiene a famiglia amorale e di esaltati. La madre Posta Lorenza fu Raffaele (…) è una pazzoide (…). Il Pallone Alberto frequentò le scuole elementari, coadiuvando contemporaneamente coi fratelli, il padre. Si rivelò in tale epoca spietato e malvagio insieme coi fratelli e sotto la continua istigazione paterna, verso poveri vecchi e deficienti del paese(n.d.a. la punteggiatura è quella originale).

La prima guerra mondiale
Tutti e sei i fratelli maschi Pallone combatterono nella prima guerra mondiale, tranne Gustavo, che secondo una scheda della Prefettura di Frosinone fu riformato, e tutti tornarono sani e salvi a casa. Alberto fu arruolato il 4 luglio 1916, e combatté nel 341° battaglione Genio, poi fu trombettiere nella banda del 2° battaglione Granatieri. Alberto racconta che fu mandato ad Asiago insieme a Gustavo (che però, come visto, risulta riformato), ma quando il fratello minore fu mandato in prima linea, Alberto si offrì di andare al suo posto. Al fatto assistette un soldato, Carbonari, che si complimentò con lui, definendo il suo gesto come rivoluzionario, e così cominciò a raccontargli delle conquiste della rivoluzione sovietica a favore dei lavoratori. In seguito anche il compagno d’armi Landi, di Empoli, gli raccontò le conquiste della rivoluzione bolscevica.
Alberto raccontava che, prima di partire per la guerra, era un fervente cattolico, e si definiva addirittura “cattolico sfegatato”, "bigotto" e “chiesino”, ma tornato a Sgurgola dopo il congedo, come racconta la Prefettura di Frosinone, si dimostrò “uno degli organizzatori più spietati (sic) del sovversivismo locale, provocando anche incidenti coi fascisti”.

Dopo la guerra
Alberto aderì nel 1920 al
Partito Socialista Italiano (PSI) e nel gennaio 1921 al Partito Comunista d'Italia (Pcd'I), fondato il 21 gennaio, (vedi la mia pagina web), anche per l'opera di proselitismo dell'avvocato comunista ternano Angelo Baldassarri (1881-1963), animatore delle “invasioni delle terre” per consegnare le terre incolte ai contadini. Per le sue idee Alberto fu licenziato dal suo lavoro alla nettezza urbana.
Le difficili condizioni dopo la prima guerra mondiale e l'esempio della Rivoluzione sovietica del 1917 crearono un movimento politico di rivolta, guidato dai comunisti, socialisti e anarchici, che portò a termine occupazioni di fabbriche e di terre, in particolare quelle dei grandi proprietari terrieri, compresa la chiesa cattolica.
Lo storico inglese Eric J. Hobsbawm scrisse sul movimento di occupazione delle terre nel 1919: «Cosi il movimento del Lazio innescò un'ondata di invasioni di terreni su scala nazionale, affermava di "difendere la terra sulla quale essi [i contadini] vantavano diritti legali contro gli usurpatori».
Il quotidiano del Vaticano, l'Osservatore romano, citato da Del Carria, scriveva: «Carovane improvvisate di contadini, di paesani di villaggi della provincia si recavano sul far del giorno, con musiche e bandiere, sui latifondi del territorio e ne decretavano senz'altro l'occupazione, con apposizione di segnali determinanti i limiti dei terreni occupati».
Nelle elezioni del 1920 i socialisti conquistarono 30 amministrazioni comunali in provincia di Frosinone, tra cui Sgurgola, e nel 1923 la sezione del PSI di Sgurgola passò in blocco al Partito Comunista d'Italia, che alle elezioni del 6 aprile 1924 raggiunse il 20%.
La trasformazione dell’Italia da paese democratico in dittatura fascista, con le conseguenti aggressioni e persecuzioni agli oppositori, spinsero Alberto ad abbandonare il paese.

L'America
Nell'aprile del 1925, Alberto decise di emigrare negli USA, ma le quote di immigrazione erano esaurite, quindi tentò di passare per il Canada. Andò a Parigi per chiedere il visto, perché in Italia non c'era l'ambasciata canadese, si trasferì quindi in Canada, poi in giugno varcò il confine attraversando il lago Ontario con una barchetta pagata 50 dollari, ed entrò negli USA come immigrato clandestino.
Prima raggiunse a Detroit il fratello Gustavo, che già viveva negli USA dal 1923, e che non si aspettava il suo arrivo. A Detroit lavorò alla Ford e poi fece vari lavori, poi si spostò a Cleveland, e dopo un anno i due si trasferirono a New York, dove Gustavo restò tutta la vita, abitando nel Bronx fino alla morte, avvenuta il 1° aprile 1983. Alberto riuscì a sfuggire alle ispezioni dell'FBI, alla ricerca di clandestini, utilizzando il falso nome di Del Favero. Forse non fu casuale la scelta del falso cognome, che in veneto significa “del fabbro”, come la professione di suo padre, che egli stesso aveva imparato da giovane.
Aderì al
Partito Comunista degli USA (CPUSA) e conobbe il suo segretario generale William Z. Foster, ed entrò nella banda musicale del partito. Lavorò nell'IWW (Industrial Workers of the World organization) organizzazione sindacale i cui militanti erano detti "Wobblies", la stessa di Joe Hill (vedi la mia pagina web su di lui), ma nel 1933 fu poi arrestato e condannato a un anno di carcere. Nel 1934 venne liberato ma tenuto sotto sorveglianza per due anni, e nel 1935 dovette entrare in clandestinità, usando il falso cognome di Strada.
Alberto era anche sorvegliato dal consolato italiano di New York, perché segnalato come antifascista. Secondo il rapporto della Prefettura di Frosinone, continuava “a tenersi in contatto epistolare con gli elementi sovversivi di Sgurgola, inviando lettere e materiale di propaganda edito dalle concentrazioni comuniste costituitesi negli S.U.A.”.
Di conseguenza la corrispondenza tra Alberto e Gustavo e i fratelli rimasti in Italia, tra cui Medoro, veniva aperta e letta e i Pallone, sapendolo, usavano un linguaggio in codice, evitando di nominare direttamente le persone, ma definendoli come il figlio di …, seguito dal soprannome in dialetto del padre o della madre.

La guerra di Spagna
Allo scoppio della guerra civile in Spagna partì da New York con la Brigata Abraham Lincoln (come segnalato il 24 luglio 1937 dal consolato italiano) con passaporto rilasciato dal consolato generale del governo repubblicano spagnolo a Valencia, intestato ad Antonio Palas Monte. Il viaggio partì da New York, per raggiungere Le Havre, poi via terra a Parigi, Perpignan, passò i Pirenei e giunse in Spagna, a Figueras. Fu quindi ad Albacete, prese parte a dei “giri di agitazione musicale”, come raccontò nelle sue lettere, e prese parte all'offensiva dell'Ebro, con la Brigata Garibaldi e con le Brigate Internazionali.
Congedato nel febbraio 1939, con la sconfitta della Repubblica, fu evacuato in Francia e cercò di imbarcarsi a Le Havre per raggiungere il Messico e tornare negli Stati Uniti, ma fu bloccato. Quindi fu internato per tre anni nei campi di prigionia di
Saint-Cyprien (Pirenei orientali), Gurs (Pirenei atlantici) e Vernet (Ariège), dove soffrì duramente il freddo e la fame, come ebbe a raccontare negli anni successivi.
Fu poi arrestato dalle autorità naziste di occupazione, e la gendarmeria collaborazionista francese di Vichy lo consegnò alla polizia fascista italiana il 10 giugno 1942 nella stazione di frontiera di
Mentone, da dove fu trasferito nelle carceri di Ventimiglia, Genova, Pisa, Roma (Regina Coeli) Frosinone e Gaeta.
Secondo la Prefettura di Frosinone, Alberto era “stato iscritto nella Rubrica di frontiera e nel Bollettino delle ricerche, per il provvedimento «da arrestare»”.
Alberto, interrogato dalla polizia fascista, disse di non aver preso parte a combattimenti ma solo a iniziative bandistiche, ma è possibile che abbia fatto queste dichiarazioni solo per scagionarsi.

Il confino a Ventotene
Il 13 agosto 1942 un Tribunale Speciale fascista per i delitti politici condannò Alberto a cinque anni di confino nell'isola di Ventotene, nell'arcipelago delle Pontine. In realtà rimase recluso solo un anno, perché il 25 luglio 1943 Mussolini fu arrestato, il regime fascista cadde, e il 7 agosto Alberto e gli altri confinati furono liberati, così molti di loro lasciarono l'isola su un peschereccio.
A Ventotene era recluso anche
Sandro Pertini, presidente della Repubblica italiana dal 1978 al 1985. Pertini ricorda nelle sue memorie : "Partì il primo scaglione di confinati. Era stato inviato un grande motopeschereccio. Li vedemmo salire, arrampicarsi sugli alberi, aggrapparsi alle sartie, agitando le mani e sventolando fazzoletti verso di noi. Ad un tratto un confinato, già combattente in Spagna, che non si sa come era riuscito a portare con sé, sino a Ventotene, da un campo di concentramento all'altro, un bombardino, si mise a suonare con quanto fiato aveva nei polmoni: Va fuori d'Italia, va fuori che è l'ora ... Dal molo si levò alto solenne un coro : le parole dell'antico canto patriottico venivano scandite da tutti noi con passione e fissando i tedeschi dell'antiaerea che, lividi in volto, erano schierati poco lontano".
Non è necessario specificare chi fosse il confinato reduce dalla Spagna che suonava il bombardino.
L'Inno di Garibaldi, suonato da Alberto a Ventotene, si può ascoltare su questo
link.

Il ritorno a Sgurgola
Dopo circa un mese dalla liberazione da Ventotene, fu reso pubblico l'armistizio dell'8 settembre 1943, e le truppe naziste fecero irruzione nel centro nord Italia.
Alberto non aveva riferimenti a Roma, che era sotto dura occupazione nazista, e comunque il fratello Ennio, che lavorava come tassista a Roma, essendo stato radiato dalle ferrovie per motivi politici, si era rifugiato a Sgurgola. La sua casa a Roma, in via Emanuele Filiberto, era molto vicina alla famigerata prigione nazista di via Tasso, e inoltre due dei suoi figli maschi, poco più che ventenni, erano in pericolo di essere forzatamente arruolati.
Alberto si rifugiò quindi a Sgurgola, il suo paese natale, nel quale non tornava da diciotto anni. Fu ospitato nella casa della madre (il padre era morto nel 1941), mentre nelle case adiacenti erano sistemati i fratelli Medoro, con le tre figlie femmine, ed Ennio, con i figli Spartaco e Camillo.
I nazisti operavano ripetuti rastrellamenti per catturare maschi abili al lavoro, per scavare le trincee a Cassino, irrompendo con i camion sul corso del paese, entrando nelle case, e catturando tutti quelli che riuscivano a sorprendere.
Alberto e i suoi familiari vivevano nelle strade più interne, ed erano avvisati dei rastrellamenti dalle parenti che avevano le finestre sul corso, che si affacciavano sul retro e avvertivano dell'arrivo dei nazisti. Così i maschi Pallone riuscirono sempre a scamparla, fuggendo per i campi sotto il paese e poi risalendo in montagna, dopo essere passati sotto la chiesa di San Giovanni.
Un giorno Alberto non sentì l'allarme per l'arrivo dei nazisti, perché stava esercitandosi con il bombardino davanti allo specchio, ma la nipote Gabriella lo venne a chiamare e fece in tempo a mettersi in salvo.
Sgurgola non fu direttamente coinvolta dai combattimenti, ma i suoi abitanti, compresi i Pallone, videro e sentirono i colpi dell'artiglieria passare sopra le loro teste, assistettero al passaggio dei bombardieri alleati, videro cadere i caccia abbattuti, e contribuirono a salvarne i piloti.

La Garbatella
Dopo la guerra Alberto visse a Roma e, in quanto perseguitato politico, gli fu assegnato un posto da usciere presso il Ministero di Grazia e Giustizia, retto all'epoca da
Palmiro Togliatti, segretario del Partito Comunista Italiano. Gli fu assegnata una casa nell'Albergo Rosso, uno dei quattro complessi abitativi costruiti nel quartiere della Garbatella negli anni '20 del ventesimo secolo per ospitare gli sfollati dalle zone del centro di Roma, vittime degli sventramenti del "piccone risanatore" di Mussolini.
Nel settembre del 1948 Alberto sposò Giselda Scardavelli, e visse con lei nel quartiere, i due non ebbero figli. Alberto animò la sezione del quartiere del Partito Comunista Italiano e mantenne sempre un buon rapporto con l'Unione Sovietica, tanto che si recò a Mosca in un viaggio ufficiale e sfilò sulla piazza Rossa con la delegazione del Partito.

Ricordo
Alberto morì il 12 luglio 1977 all'età di ottant'anni, mentre Giselda morirà nel 1993. Dal 2022 Alberto viene ricordato dal quartiere con letture e musiche in piazza, il 20 giugno, in occasione del suo compleanno.
Nel 2023 Marzia Coronati ha pubblicato un podcast su Alberto Pallone (
link).
Nel 2024 il Centro per la Riforma dello Stato, insieme all’VIII Municipio, in collaborazione con
AICVAS (Associazione italiana combattenti volontari antifascisti di Spagna) hanno ricordato Alberto in piazza Eugenio Biffi, sotto casa sua. La musica della Fanfaroma, storica brass band romana, dopo aver suonato in piazza, si è spostata sotto le finestre dell'appartamento in cui abitava, per una sorta di serenata.
Sempre alla Garbatella. sull'edificio noto come la Villetta, in Via Francesco Passino, è stata posta una
targa per ricordare i partigiani e i perseguitati politici del quartiere, tra i quali Alberto Pallone.

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Un po' di musica per zio Alberto

BIBLIOGRAFIA:
BONGIORNO Pino (2008) Una vita da comunista. Biografia di Antonino Bongiorno. L'Albatros, Roma.
DEL CARRIA Renzo (2020) Proletari senza rivoluzione. Vol. 3. PGreco, Roma. pagg. 88-89.
FAGGI Vico (1974) Sandro Pertini : sei condanne due evasioni. Arnoldo Mondadori Editore, Milano. pag. 334.
FEDERICO Maurizio (1985) Il biennio rosso in Ciociaria, 1919-1920 : il movimento operaio e contadino dei circondari di Frosinone e Sora tra dopoguerra e fascismo. E.D.A., Frosinone.
GIAMMARIA Gioacchino (1976) Dati sulla Resistenza in Ciociaria. Quaderni della Resistenza Laziale, Regione Lazio, n. 8, Roma.
GIAMMARIA Gioacchino, GULIA Luigi, IADECOLA Costantino (a cura di) (1985) Guerra, liberazione, dopoguerra in Ciociaria: 1943-45. Amministrazione provinciale Frosinone, La Tipografica, Frosinone.
HOBSBAWM Eric John (2007) Gente non comune. BUR , Milano. pagg. 229-230.
MAZZOCCHI Ermisio (2003) Lotte politiche e sociali nel Lazio meridionale: storia della Federazione del PCI di Frosinone, 1921-1963. Carocci, Roma.
SALVATORI Roberto (2013) Guerra e resistenza a sud di Roma: Monti Prenestini e Alta Valle del Sacco 8 settembre 1943-5 giugno 1944. Pubbliesse, Olevano Romano.

SITI VISITATI:
The Abraham Lincoln Brigade Archives. Voce "Alberto Pallone".
link.
Centro per la Riforma dello Stato (2025) Un bombardino per la libertà: Alberto Pallone
link
Marzia Coronati (2023) Compagno Bombardino. Produzione: Sveja Podcast
link
Camp d'internement Saint-Cyprien
link

pagina creata il 31 luglio 2024 e aggiornata a: 23 agosto 2024